La festa del Corpus Domini è un evento eccellente dell’amore e della gratitudine. Come la parola Eucaristia, che originalmente in greco significa “ringraziamento”. Gesù, attraverso la cena Pasquale, stabilisce il rito dell’Eucaristia per tutti i fedeli. Ora, non servono più i vitelli come sacrificio annuale per riconciliare l’alleanza tra Dio e gli ebrei. Ma, Gesù, offre sé stesso, una volta per sempre, come sacrificio e d’ora e poi, l’alleanza tra Dio e l’uomo dura in eterno. Ossia, Gesù, porta a compimento l’antica alleanza stabilita con Mosè, e la storia umana anche arriva ad una nuova epoca.
Pane e vino sono il Corpo e Sangue di Cristo, che sono un grande sacrificio basato sull’Amore divino. Gesù è il vero Salvatore, perché può sacrificare sé stesso per la salvezza di tutta l’umanità. D’ora in poi, quando mangiamo il pane e beviamo il vino durante l’Eucaristia, è veramente comunione con Dio. L’Eucaristia non è uno spettacolo, ma una vera entrata nel mistero Pasquale – la Pasqua è Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore supremo.
«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Attraverso l’Eucaristia, stiamo educando e nutrendo l’amore verso gli altri, ossia la coscienza e la volontà di dare lo sguardo all’Altro, come Gesù mentre spezzava il pane, anticipando la Sua Passione – via unica della salvezza. Come San Giovanni Paolo II diceva, «La Chiesa vive dell’Eucaristia» – «Questa verità non esprime soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa»[1]. Anche come Papa Benedetto XVI diceva, quando riceviamo la comunione, ossia, mangiamo il Pane eucaristico. «In effetti, quando compiamo questo atto, noi entriamo in comunione con la vita stessa di Gesù, nel dinamismo di questa vita che si dona a noi e per noi. Da Dio, attraverso Gesù, fino in noi: un’unica comunione si trasmette nella santa Eucaristia»[2].
Nella storia della Chiesa, Eucaristia anche è un nutrimento spirituale fondamentale per imparare l’umilità e la purezza, come ci insegna la preghiera di Santa Teresa di Gesù Bambino:
Adesso è nell’Ostia che ti vedo portare al colmo il tuo annientamento. Quanta è la tua umiltà, o divino Re di Gloria, nel sottometterti a tutti i tuoi sacerdoti senza fare alcuna distinzione tra coloro che ti amano e coloro che, ahimè, sono tiepidi o freddi nel tuo servizio! Alla loro chiamata tu discendi dal cielo. Essi possono anticipare o ritardare l’ora del Santo Sacrificio; tu sei sempre pronto! (Preghiera per ottenere l’Umiltà, 16.07.1897).
Ecco, il momento dell’Eucaristia è anche un momento più intimo per dialogare con Gesù Cristo, come il centro della vita quotidiana, di giorno e di notte. Ossia, i fedeli della Chiesa vivono questo rito e la vita intorno a questo mistero – La Santa Messa, che è «Sacrificium», quella significa «sacrum facere», ovvero rendere sacro, consacrare. Ogni volta che stiamo celebrando la Messa, stiamo nella sacrificazione – attraverso il sacrificio del corpo e sangue di Cristo. Papa Francesco diceva che «è Signore il che non esige sacrifici ma sacrifica Sé stesso»[3], quindi è per nostro bisogno e la nostra sete che il Signore mandava i discepoli per cercare quell’uomo che porta una brocca d’acqua, che ci guida alla sorgente della vita – Il vero cenacolo della Pasqua.
Sophia Lilin Wu, Dottoranda di Pontificia Università Gregoriana.
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[1] Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_20030417_eccl-de-euch.html (accesso: 01.06.2024).
[2] Benedetto XVI, Omelia per Santa Messa nella Solennità del Corpus Domini, 23 giugno 2011, https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2011/documents/hf_ben-xvi_hom_20110623_corpus-domini.html (accesso: 01.06.2024).
[3] Papa Francesco, Omelia per la Santa Messa nella Solennità del Corpus Domini, 6 giugno 2021, https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2021/documents/papa-francesco_20210606_omelia-corpusdomini.html (accesso: 01.06.2024).