Anche a nome della Giuria del Premio San Giovanni Paolo II, desidero estendere un cordiale saluto a tutti voi qui presenti alla Cerimonia di Consegna del Premio. Giunta alla sua seconda edizione, la Fondazione Vaticana Giovanni Paolo II è lieta di conferire oggi questo premio a Sua Eccellenza Mons. Jacques Mourad, Arcivescovo siro-cattolico di Homs, Hama e Nabk, quale riconoscimento e apprezzamento della sua vita e della sua opera a testimonianza della fedeltà e della carità cristiana, come pure del suo zelo a favore del dialogo interreligioso e del suo impegno nel promuovere la pace e la riconciliazione. Con la sua capacità di sopportare, nel segno della croce di Gesù Cristo, le sofferenze inflittegli, principalmente da estremisti islamici, egli si pone davanti a noi come un martire, nel senso originario del termine greco martys, il cristiano che testimonia la sua fede in Gesù Cristo con la sua vita e offre così un segno credibile della sequela cristiana della croce. Ciò che San Giovanni Paolo II ha affermato durante la Via Crucis al Colosseo nel 1994 vale certamente anche per l’odierno Laureato: “Abbiamo questo compito comune, dobbiamo dire insieme fra Oriente e Occidente: <Ne evacuetur Crux!> Non sia svuotata la Croce di Cristo, perché se si svuota la Croce di Cristo, l’uomo non ha più radici, non ha più prospettive: è distrutto!”
Ringraziamo Mons. Mourad, con profondo rispetto per la sua testimonianza di vita, e ringraziamo il Professor Riccardi, che ci presenterà dettagliatamente il Laureato. Onorando un vescovo siro-cattolico, la Fondazione Vaticana Giovanni Paolo II riconosce al contempo una priorità fondamentale che ha animato San Giovanni Paolo II durante tutta la sua vita e che egli ha espresso con un’immagine pregnante, sostenendo che, affinché ci sia un futuro luminoso, la Chiesa deve imparare di nuovo a respirare con entrambi i polmoni, quello greco-bizantino e quello latino-romano.

Per questo motivo, San Giovanni Paolo II non solo ha sempre avuto a cuore il dialogo ecumenico tra i cristiani d’Oriente e d’Occidente. Egli ha anche e soprattutto rivolto il suo amore attento e partecipe all’importante patrimonio di vita e di fede dei cristiani in Medio Oriente, ad esempio promulgando un Codice di diritto canonico specifico per le Chiese cattoliche orientali. E nella sua Esortazione Apostolica “Orientale Lumen”, ha testimoniato il suo particolare apprezzamento per queste Chiese, notando: “Da Oriente ogni giorno torna a sorgere il sole della speranza, la luce che restituisce al genere umano la sua esistenza. Da Oriente, secondo una bella immagine, tornerà il nostro Salvatore (cfr. Mt 24,27)”. Ed ha aggiunto: “Gli uomini e le donne d’Oriente sono per noi segno del Signore che torna” (n. 28).
Ringraziamo il Signore per averci donato in Monsignor Jacques Mourad un segno così credibile ed esemplare, a conferma dei tanti martiri e testimoni di speranza in Siria che hanno testimoniato e continuano a testimoniare la loro salda fede nel Signore che torna. E per intercessione di San Giovanni Paolo II, chiediamo al Signore che il riconoscimento odierno offerto a questo testimone di fede siro-cattolico da parte della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo II possa incoraggiarlo e possa infondere in lui nuova forza per portare avanti la sua missione nella difficile situazione del suo Paese, segnato sia dalla sofferenza che dalla speranza, e per servire la pace e la riconciliazione attraverso il dialogo interreligioso.
Card. Kurt Kocha, Premio San Giovanni Paolo II, Sala Regia, il 18 ottobre 2025