Vorrei congratularmi vivamente con l’arcivescovo Jacques Mourad per il riconoscimento ricevuto, che ha un significato profondo e importante per la sua vita, il suo operato, ma anche per il dialogo tra le religioni e la causa della pace. Condivido la gioia di tutti i suoi amici e di tutti i partecipanti all’incontro di oggi.
Vorrei riferirmi a una certa dichiarazione di padre Paolo Dall’Oglio, che dopo la conclusione della funzione religiosa con la partecipazione di Giovanni Paolo II, alla fine dell’anno 1984 nella chiesa del Gesù a Roma, si è avvicinato al Papa e ha detto: “Santo Padre, la ringrazio per il suo insegnamento sul dialogo. Le chiedo una benedizione speciale che mi aiuti a diventare un uomo di dialogo…”. Poi ha raccontato: “Giovanni Paolo posò su di me uno sguardo dolce, indimenticabile. Lo mantenne senza pronunciare una parola. Poi mi benedì. Io andai in estasi… Il fatto che Pietro benedicesse la mia vocazione al dialogo mi faceva andare in orbita! Ero Magnifico!”
Diciassette anni dopo, oò 7 maggio 2001 Padre Paolo e tre monaci di Mar Musa: Jacques [Mourad], Jens e Houda hanno assistito alla messa celebrata in privato da Giovanni Paolo II nella cappella della Nunziatura Apostolica a Damasco. Dopo la celebrazione Paolo disse al Papa: “Santo Padre, tanti anni fa, nella chiesa del Gesù, a Roma, lei ha benedetto la mia vocazione al dialogo. Adesso le offro il frutto della sua benedizione: una comunità monastica, consacrata al dialogo islamo-cristiano. Il papa depose nuovamente lo sguardo. Alzò la mano e benedisse il nostro gruppo” (Guyonne de Montjou, Mar Musa. Un monastero, un uomo, un deserto, Milano 2008, pp. 157-158).
Gli anni trascorsi da quell’incontro sono stati un periodo di prove, di crescenti conflitti in Siria, nel Medio Oriente e in molti luoghi del mondo contemporaneo. L’esperienza della sofferenza ha sempre un volto e una storia concreti. Il riconoscimento conferito all’arcivescovo Jacques Mourad conferma la verità che le grandi opere non vanno perdute nei momenti di prova, ma si rafforzano, anche se sono dolorose e talvolta comportano sacrifici. È la legge del seme che deve morire nella terra per dare il suo raccolto, per dare i suoi frutti (cfr. Gv 12,24). Lo stesso vale per la missione del dialogo tra Islam e Cristianesimo, tra le religioni, tra le Chiese, ma anche nel dialogo nella vita umana, specialmente quando il dialogo incontra difficoltà, incomprensioni o accuse di tradimento dell’identità e debolezza. La prova è una sfida che, col tempo, può portare i suoi frutti. Bisogna perseverare e non rinunciare al dialogo, bisogna ricominciare di nuovo con speranza come padre Paolo, padre Jacques e tanti altri monaci, amici cristiani e musulmani che hanno ricostruito il monastero di Deir Mar Musa dalle rovine, creando una nuova comunità monastica, non solo per preservare il patrimonio del passato, ma anche per aprire nuovi orizzonti di dialogo e cooperazione nel mondo contemporaneo
Ispirato dalla cerimonia odierna, vorrei concludere con le parole pronunciate da Giovanni Paolo II – il papa del dialogo – nella moschea degli Omajjid a Damasco il 6 maggio 2001. Disse: “Auspico vivamente che i responsabili religiosi e gli insegnanti musulmani e cristiani presentino le nostre due grandi comunità religiose come comunità in un dialogo rispettoso e mai più come comunità in conflitto. È importante che ai giovani vengano insegnate le vie del rispetto e della comprensione, affinché non siano portati ad abusare della religione stessa per promuovere o giustificare odio e violenza. […] Il dialogo interreligioso è più efficace quando nasce dall’esperienza del vivere gli uni con gli altri, ogni giorno, in seno alla stessa comunità e cultura. […] Ogni individuo e ogni famiglia conosce momenti di armonia e momenti in cui il dialogo viene meno. Le esperienze positive devono rafforzare le nostre comunità nella speranza della pace…”.
Ringrazio i membri della Giuria del Premio San Giovanni Paolo II e la Fondazione Vaticana Giovanni Paolo II per la scelta compiuta e per l’incontro odierno, che ricorda che il dialogo tra le religioni è al servizio della pace. Non abbiamo paura di questo dialogo che ci avvicina al mutuo rispetto e alla pace auspicata da tanta gente e in tanti luoghi della terra.
Auguro a tutti un buon festeggiamento e una piacevole serata.
Card. Mario Zenari, 18.10.2025, Sala Regia del Palazzo Apostolico, alle ore 16.