Rif. Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147,12-15.19-20; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58
L’atto penitenziale, all’inizio alla celebrazione odierna, si rivolge al Signore Gesù invocandolo come: “pane spezzato e condiviso”, “vino versato per irrorare l’aridità dei cuori”, “vita donata sulla croce”. Basterebbero queste invocazioni per sostare in riflessione intima con il Signore che non smette mai di donarci e di donarsi con generosità incredibile, con gratuità assoluta. Celebriamo la solennità del “Santissimo Corpo e Sangue di Cristo” per ricordare che il mistero pasquale non è mai concluso, ma si rinnova e si ripresenta nel mistero eucaristico, dove Cristo, morto e risorto per noi, a noi si dona divenendo cibo e bevanda che nutre e disseta, che rinvigorisce e ristora…
L’eucaristia ci presenta Dio mai stanco di cercare l’uomo in ogni modo possibile, non è bastata la sua missione terrena, non basta la sua parola, non la redenzione, non la Croce. In un crescendo senza argini Dio prorompe ancora una volta nella realtà umana offrendosi in cibo a chiunque voglia accoglierlo. Un pane che si moltiplica spezzandosi di volta in volta e che più si divide più abbonda, più è mangiato più si offre. Ed è la bellissima Sequenza, scritta da s. Tommaso d’Aquino e giunta a noi attraverso i secoli, a dirci, anzi cantarci, il mistero del “Corpus Domini” che si dona a noi.
Esso è nutrimento necessario, vitale per noi pellegrini su questa terra, nella quale vaghiamo come Israele nel deserto: esposti a pericoli di ogni genere, pronti a venderci ad ogni idolo, in preda alla fame e alla sete, vittime di ogni povertà. Ed ecco l’Eucaristia, Pane che nutre e dà forza, che sostiene e rianima, Pane simbolo del nutrimento che il padre procura ai suoi figli, Pane che dona la gioia di sentirsi amati e toccati dalla paterna tenerezza di Dio che si preoccupa di noi. Pane che è la Carne di Cristo, sacrificata sulla Croce, poi gloriosa nella Resurrezione. Vino che è il suo Sangue versato per la nostra salvezza: Vita che dona vita e come fiume rigonfio ci trascina verso l’eternità.
In questo Dono che supera ogni altro dono, Cristo è quel Buon Pastore, continua s. Tommaso, che non si accontenta di condurci a pascoli erbosi, ma Egli stesso si fa pascolo per sfamare la nostra fame e dissetare la nostra sete. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui” (Vangelo).
Ciò che fu annunciato attraverso i simboli nell’Antico Testamento e poi attraverso le difficili parole di Gesù non è altro che l’ineffabile mistero dell’amore divino che trova le sue radici nella Passione e poi nella Pasqua del Signore. Un amore che nel donarsi non ha limiti di quantità, per Dio nulla e sufficiente! E così ci dona il Figlio e poi la sua Madre santissima, ed ancora lo Spirito Santo, ma tutto questo lo terrebbe al di fuori di noi e a Dio non basta. Egli vuole essere “nostro”, vuole essere in noi già da ora perché noi possiamo essere indissolubilmente in Lui. Insomma è Dio che vuole essere in “comunione” con noi per renderci partecipi della sua vita, ecco cos’è il mistero Eucaristico! Mistero di un Pane che sostiene il cammino verso l’eternità!
LR