Rif.: Sap 12,13.16-19; Sal 85,5.9-10.15-16; Rm 8,26-27; Mt 13,24-30
Ancora una volta la Liturgia evoca un’immagine agricola: un campo arato e seminato a grano dove, di notte, un nemico sparge semi di zizzania. Gesù passa dall’immagine al simbolismo: il campo è il mondo dove buoni e cattivi nascono, convivono e crescono, riscaldati dallo stesso sole, innaffiati dalla medesima pioggia; solo nel Giudizio finale essi saranno separati e ciascuno seguirà il proprio destino.
L’immagine del campo è applicabile anche al cuore dell’uomo dove il conflitto tra bene e male, tra giustizia e compromesso è sempre presente. Più che con il mondo, forse è con se stesso che l’uomo si trova a dover affrontare la lacerante contraddizione interiore che fece esclamare a s. Paolo “in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo. Infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio” (Rm 7,18-19). E così la volontà di Dio si scontra con la nostra, l’orgoglio con il desiderio dell’umiltà, la vanagloria con il nascondimento.
In questo contrasto che indebolisce le nostre forze ci viene in aiuto la potenza dello Spirito Santo che si sostituisce a noi nella preghiera e ci fa chiedere ciò è utile e benefico alla nostra anima “secondo i disegni di Dio” (II lett.). Dio che ci è vicino, paziente al di là di ogni pazienza, misericordioso al di là di ogni misericordia. Un Dio che non ama distruggere e spera, al di là di ogni umana speranza, che forse anche la zizzania si tramuti in spighe, poiché la potenza della sua Parola e la vitalità del suo Regno contengono una forza trasformante e santificante che tutto investe. Ed in questo senso si possono interpretare le parabole del granello di senapa e del lievito, che fanno seguito a quella del campo di grano e della zizzania.
Il piccolo seme nella terra si trasformerà in un albero grande e frondoso, alla cui ombra si rifugiano gli uccelli; la piccola quantità di lievito farà dilatare l’impasto fino a renderlo un pane grande, capace di sfamare molti. Tutto questo spiega in parte perché Dio non intervenga anche nelle situazioni più tragiche, quelle che ci atterriscono e ci fanno chiedere, ma “Dio che fa, dov’è?”
La riflessione sapienziale (I lett.) ci dice che Dio, proprio in queste situazioni, è là in attesa, perché anche al più efferato peccatore sia dato il tempo di ravvedersi e alla divina Parola sia dato modo penetrare nel buio di un’anima e lentamente illuminarla affinché l’odio si trasformi in amore, l’egoismo e la discordia in comunione di fede e di speranza. Dio elargisce con generosità e grandezza incommensurabili, ma anche le briciole di ciò che dona hanno potenza di Vita e di Bene capaci di trasformare il mondo e il suo giorno finale nella calda serata estiva di un raccolto abbondante. Questo è ciò che il salmista ci invita a pregare e sperare con fede:
Tu sei buono, Signore, e perdoni
sei pieno di misericordia con chi t’invoca. […] Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie
tu solo sei Dio
Salmo 85